
Ha conosciuto il senso della bellezza quando, da piccola, giocava con la mamma sarta tra fili, stoffe e bottoni, mentre immaginava storie da raccontare ai suoi alberi parlanti. Da grande, quella vivace immaginazione è diventata la sua arte di scrivere e raccontare, cuce trame di storie punto dopo punto. Laureata in archeologia, ha lavorato fino al 2003 come archeologa da campo in Siria, cercando storie anche negli strati della terra. Dal 2009 si occupa di letteratura per ragazzi, scrivendo recensioni per siti e riviste. Dal 2012 pubblica i suoi racconti per la rivista Illustrati, nel 2013 vince il concorso Raccontami Etor, da cui è pubblicato Etor nel Paese delle Carabattole Salvate. Nel 2014 esce il libro Sorelle di carta, che vince il Premio Leggimi forte nel 2017.
libri pubblicati
dietro le quinte…
Cosa ha significato per te lavorare all’albo illustrato Come soli segreti?
L’idea di questo testo nasce dalle suggestioni di un racconto di Brian Friel, uno dei più grandi drammaturghi irlandesi contemporanei, nella raccolta Tutto in ordine e al suo posto, pubblicato da Marco y Marcos. Il racconto, dal titolo Fra le rovine, narra il vissuto emotivo di un uomo che torna e accompagna i suoi figli nella casa della sua infanzia, andata in rovina. Lì ritrova il luogo segreto che condivideva con la sorella, ma ritrova soprattutto la dimensione della sua infanzia, che viene rappresentata in quel luogo segreto, e che abita nel segreto di ciascuno di noi. Credo che la dimensione dell’infanzia che abbiamo abitato da bambini non appartenga necessariamente e soltanto al nostro passato, credo ci accompagni sempre. E credo anche che dal modo in cui sappiamo custodire la nostra infanzia dipenda lo sguardo con cui osserviamo la realtà che ci circonda, uno sguardo che vede oltre la superficie delle cose, curioso, stratificato. Sono convinta che gli adulti hanno bisogno dei libri per bambini per tornare ad abitare quel luogo segreto dell’infanzia che hanno solo celato in fondo a sé.
Questo lavoro ti ha suscitato qualche emozione particolare? In caso, ti andrebbe di raccontarci?
Ho lavorato a lungo sul testo, centellinando ogni singola parola, virgola, pausa, a capo, significato. Sentivo di dover corrispondere a un nucleo profondamente intimo, che aveva a che fare anche con il mio luogo segreto, senza tradire, senza dover mostrare tutto. Mi sembrava a volte di camminare quasi in punta di piedi, per non fare troppo rumore, per coltivare il silenzio necessario a sentire le voci dell’infanzia, come se avessi dovuto raccogliere dal fondo del bosco le piccole piume delicate che gli uccelli perdono dopo il primo piumaggio. Quindi ho vissuto quel tempo della scrittura, e me ne rendo conto solo ora che ci ripenso, con una sorta di attesa silenziosa, in bilico tra il dentro e il fuori della mia vita.
Ci sono stati momenti di difficoltà, e anche di fluidità, nel tuo processo creativo?
Sono sempre estremamente critica con me stessa, quindi sì certo, ci sono state fasi nelle quali mi sembrava che alcuni passaggi non funzionassero. Ma questo è naturale nello sviluppo di un’idea, sono momenti che anzi arricchiscono il processo perché scuotono fin dalle fondamenta l’intera struttura ma servono anche per rendere più stabile l’architettura, dando senso alle parole che scegliamo per raccontare.
Quali sono le pagine a cui sei più affezionato e perché?
Dopo aver visto il lavoro straordinario realizzato da Anita ho sentito molto vicine a me le tavole in cui i due protagonisti, uno di fronte all’altro, custodiscono nel profilo del proprio corpo, i loro tesori preziosi, piccoli oggetti che si fondono nell’essenza dei corpi, sono cose che danno senso e rappresentano. Nella mia casa ho moltissimi di quegli oggetti, che sono insignificanti per i più, per me è come se avessero una vita loro, una vita con me e dentro di me. Sento anche molto intense le tavole in cui il Mostro, che né nel testo né nelle illustrazioni ha un nome e un volto, fa la sua comparsa, una frattura che si allarga, fino a ingoiare tutto nella vita dei due bambini. Ecco, sento molto vicini a me questi passaggi.
Come è stato lavorare con le Pulci Volanti?
È stata per me un’esperienza nuova ed entusiasmante. Ho sentito in tutto il lavoro, dall’editing del testo al confronto sullo storyboard una grande competenza unita al rispetto e alla cura per ogni singolo dettaglio. Un lavoro straordinario che mi ha resa parte di un processo creativo nuovo e mi ha insegnato molto. Di questo non possono che essere grata a Chiara e a Alessia.