
È cresciuto in una famiglia dalle molte radici, che accoglieva sotto lo stesso tetto quattro generazioni e varie bestie. L’amore per le storie è nato in cucina ascoltando una bisnonna nata in Brasile che mondava verdure. È coordinatore redazionale della rivistaAndersen e professore a contratto di Sceneggiatura II all’ISIA di Urbino. Autore di radiodrammi, racconti, poesie e opere di letteratura per ragazzi, ha pubblicato oltre trenta volumi, alcuni premiati e tradotti all’estero. Tra i suoi ultimi libri: L’Angelo di Ali,Le avventure dei pirati di Capitan Salgari, Gastaldo e Rafataggi.
libri pubblicati
dietro le quinte…
Cosa ha significato per te lavorare all’albo illustrato Dimmi?
Mi ha dato l’occasione di dare corpo, letterario, a una riflessione che mi attraversava da un po’, da quando in momenti diversi e per ragioni differenti – prima come educatore in accompagnamento ai colloqui, poi come giornalista responsabile di una redazione di carcerati – ho frequentato il carcere. Volevo raccontare di come l’amore, il bene, persista e interroghi anche nell’impossibilità di una relazione quotidiana. Una situazione che non ha a che fare però solo con la reclusione; nel tempo – e poi, meglio, scrivendo – avevo in mente anche il restare separati per percorsi migratori, impegni professionali, vicende famigliari…
Ti ha suscitato qualche emozione particolare? In caso, ti andrebbe di raccontarci?
Scrivere è sempre emozionante; in questo caso poi – viste le riflessioni a monte del testo, quelle dette sopra – a maggior ragione e intensità. Le emozioni vissute durante il processo creativo e la stesura del testo penso, spero, siano analoghe a quelle che vivrà la lettrice o il lettore, quale che sia la sua età, incontrando il testo.
Ci sono stati momenti di difficoltà, e anche di fluidità, nel tuo processo creativo?
L’idea di ciò che volevo raccontare era molto chiara, netta, precisa fin da principio; difficile è stato trovare il registro giusto ovvero la chiarezza necessaria a rendere accessibile a una giovane lettrice o a un giovane lettore ciò che avevo in mente e in petto; scovato, scrivendo, l’equilibrio tra non essere esplicito e non essere criptico, il resto è venuto da sé, in modo fluido.
Quali sono le pagine a cui sei più affezionato e perché?
Difficile dire delle “mie”, di quelle che accolgono il testo; ho preso confidenza e mi sono affezionato soprattutto alle doppie pagine illustrate da Chiara Bongiovanni, mi colpisce sempre – e in questa occasione in modo particolare – la capacità di raccontare per immagini in perfetta sintonia eppure in totale autonomia, qui addirittura indipendenza, rispetto alle parole. La pagina dove uccellino e pesce creano una circolarità danzante, è tra le più amate.
Come è stato lavorare con le Pulci Volanti?
Divertente e serio, come i giochi d’infanzia; mi piace pensare che ci siamo ritrovati, in un percorso di condivisione contrassegnato da franchezza e gratitudine.